Dravidiana (i dravidiani erano gli originari abitanti dell’India ancora prima degli Ariani).Quindi si trova la misteriosa e antica civiltà dravidica e accanto a questa, in tutti i suoi livelli di evoluzione la grande civiltà Indo ariana venuta dal Nord ma che sviluppò in India la cultura sanscrita e che ancora oggi coesiste con le importanti vestigia delle influenze iraniche, greche, sciite, partiche, cinesi , tibetane, mongole, persiane, arabe ed europee. L’osservatore inesperto rimane sorpreso da questa profusione di razze , di lingue , di costumi diversi ed ha qualche difficoltà nello sbrogliare le fila di questa matassa ingarbugliata. Eppure uno studio più approfondito permette assai facilmente di ricollocare e di riconoscere le isole superstiti di epoche pressoché scomparse altrove, ma che qui si sono miracolosamente conservate e possono a volte gettare una straordinaria luce sulla storia di altre parti del mondo.
Si ritiene che la prima grande civiltà indiana si sviluppa attorno il 2400 e il 1500 a.C. nella valle dell’Indo (tra Pakistan e India). Poi, gli Arii e i Dravida, occupano tutta l’India settentrionale organizzando la società in caste. La storia più recente dell’India si divide in 5 periodi: periodo Hindu (500 a.C. – 1192 d.C.), periodo musulmano (1192 - 1707), periodo di transizione (1707 - 1803), periodo inglese (1803 - 1947), periodo dell’indipendenza o dell’Unione Indiana (dal 1947). Nel periodo hindu, la civiltà indiana si centralizza nel bassopiano del Gange. Nel 518 a.C., i Persiani si prendono la valle dell’Indo e, più tardi, arriva Alessandro Magno, che sogna di fondere la civiltà Orientale con quella Occidentale (327 – 325 a.C.).
Sorge allora la dinastia Maurya (circa 320 - 187 a.C.) del re Chandragupta Maurya, a cui succede la dinastia hindu dei Sunga (circa 187 - 60 a.C.), che nel 175 circa a.C. sconfigge i Greci che provengono da Bactriana, regione dell’Asia centrale. Altri invasori sono i Saci, i Parti, i Kusana, che fondano un regno (circa 20 - 300 d.C.) tra il fiume SyrDarja (Asia Centrale) e il Gange. Ed è in questo tempo, in cui l’Induismo è la linea principale, che si diffonde sia la cultura indiana sia il Buddhismo in tutto il bacino del Tarim, in Cina, Corea e Giappone.
Durante la dinastia Gupta (circa 320 - 550 d.C.) inizia il periodo classico delle lettere e delle arti indiane e dell’ultimo tentativo di unificare gli hindu. Infatti, a partire dall’VIII sec. si formano vari regni, spesso in lotta tra loro. Dopo il 1.000 i musulmani premono ai confini e, verso il XII sec., sconfitti i Rajput, gli invasori danno il via a una nuova era nella storia dell’India. Il dominio islamico, dura parecchi secoli, e vede il succedersi di varie dinastie fino al 1413. La disgregazione verso la fine del XIV sec., consente l’invasione del feroce Tamerlano(1398). In seguito, il suo discendente Babur, batte Panipat, sultano di Delhi, e fonda il regno Moghul, che dura fino al 1857. Sotto Akbar (1556 - 1605), uno dei più straordinari personaggi della storia d’Asia, il regno ingloba non solo l’India settentrionale ma anche parte dell’Afghanistan e del Deccan.
Akbar darà una coscienza di nazionalità indiana trascendendo l’integralismo islamico. Questa intenzione continua anche sotto il regno di Jehangir (1605 - 1627) e di Shah Jahan (1627 - 1658). E, purtroppo, con la salita al trono di Aurangzeb (1658 - 1707) si ritorna al più violento fanatismo musulmano.
Nei secoli XVI e XVII arrivano le prime sporadiche presenze europee (portoghese e olandese, e poi francese e inglese).
Il XVIII sec. segna la fine del dominio islamico in India. In questo periodo gli eventi precipitano. La concorrenza fra le compagnie europee, olandesi, francesi e inglesi, delle Indie Orientali, determinano il fallimento dell’indipendenza del Paese. Così, alla fine della guerra dei Sette anni (1763), il trattato di Parigi assegna l’India francese ai vincitori inglesi. Fallisce anche il tentativo, nel 1818, di ripristinare l’Induismo dopo la dissoluzione dell’impero Moghul. Nel 1857 gli inglesi infine sciolgono la Compagnia delle Indie e requisiscono tutti i territori da essa occupati (1858). L’economia indiana soccombe, mentre, per contro, le università create a partire dal 1857 formano i nazionalisti intellettuali. Questi, nel 1885, fondano il partito del Congresso Nazionale Indiano. Nel 1919 Gandhi inventa un nuovo modo, non violento, di lotta, fondato sulla non collaborazione, un deciso boicottaggio su tutta la produzione inglese e porta finalmente l’India all‘Indipendenza.
Il Periodo Vedico
Notizie di questo primo lungo periodo della storia indiana, che va dal 1500 al 500 a.C., si sono ottenute grazie all’antichissima e ricca letteratura in sanscrito, la lingua parlata dagli invasori ariani. Sì tratta di testi filosofici-religiosi come i Veda o gli Upanishad, o poemi epici come il Ramayana e il Mahabharata, non sono quindi resoconti storici, ma ciò nonostante forniscono molte indicazioni sui principali avvenimenti politici, sugli usi e sui costumi, sulla storia e sulla condizione economica del paese; oltre a questo, in questi testi in sanscrito, sono indicati i nomi dei sacerdoti, dei principi e dei guerrieri. Si trova già la menzione del sistema delle caste, l’elemento che anche oggi caratterizza la cultura e la storia indiana. Il Rigveda, il più antico testo compreso nei Veda, fornisce una spiegazione mitologica dell’origine delle quattro principali varna, ovvero caste, quella deibrahmana (i sacerdoti), dei ksatriya (i guerrieri), dei vaisya (i commercianti e i contadini), i sudra (la gente inferiore, ovvero i non ariani).
Il Periodo di Mahavira e di Buddha
Si sviluppano intorno al VI secolo a.C., le rivoluzioni religiose principali, realizzate da Siddhartha Gautama detto il Buddha, ovvero “l’illuminato”, e da Vardhamana noto come Mahavira, ovvero “il grande eroe”. Queste religioni sfidavano l’egemonia dei bramini, rifiutando il sistema delle caste, il sacrificio ed erano aperte alle donne. La storia dell’India si evolve molto velocemente a partire dal VI secolo.
Nel VI secolo la penetrazione ariana era arrivata anche a toccare l’isola di Ceylon, l’attuale Sri Lanka. Lo stato più forte militarmente in questo periodo è il regno di Magadha. Risalgono a questo periodo i più importanti tentativi di invasione: tra il 550 e il 485 a.C. si avvicendano quelle persiane di Ciro e Dario, che imporranno un tributo ai principi indiani del Punjab; nel 326 a.C. Alessandro Magno si impadronisce della stessa regione, sconfiggendo il re Poro. La morte di Alessandro, lo smembramento che seguì del suo impero, scongiurarono il pericolo di una duratura dominazione ellenistica sull’India. Nel IV secolo a.C. prende il potere a Magadha una nuova dinastia che assoggetta tutto il territorio indiano. Durante il III secolo a.C. il re Asoka, promuove la diffusione del buddismo suscitando in questo modo la reazione dei bramini che sarà tra le cause della decadenza dello stato nel corso del II secolo a.C.. Nello stesso periodo nella regione del Deccan si costituisce l’impero di Andhra.
Solo nel IV secolo d.C. e fino al VI secolo l’impero di Magadha ritrova il suo antico splendore con la dinastia Gupta, il cui dominio coincide con il periodo classico della civiltà indiana che si diffonde nella regione del sud-est asiatico. Nel VII secolo l’unità politica raggiunta si è però dissolta con la realizzazione di un’organizzazione di tipo feudale. Nello stesso periodo il buddismo viene soppiantato da un nuovo brahamanesimo.
L’Arrivo dell’Islam
Tra la fine del XII secolo e l’inizio del XVIII secolo, si sviluppa il terzo periodo della storia indiana, che coincide con la conquista islamica. Molti dei mussulmani turchi provenienti da nord-ovest, fondarono dinastie, con il supporto di soldati e mercanti senza contare l’apporto di artisti e predicatori sufi. Il più importane invasore è stato Mahmud di Ghazni, che depredò molti templi delle loro ricchezze. Nel 1192, Muhammad Ghauri, conquista il Punjab e Delhi e stabilisce il suo dominio anche nelle aree circostanti. Qutub ud din Aibak, il successore, tra il 1206 e il 1210 fa costruire il Qutb Minar di Delhi. Dopo di lui verranno gli Iltutmish, i Balbane i Khilji, che conquisteranno il Gujarat, il Rajasthan e il Bengala. Nel 1398 le incursioni da parte di Tamerlano di Samarcanda indeboliranno ulteriormente il potere dei sultani di Nuova Delhi. Gli ultimi due sultanati sono rappresentati da quello del Sayyid, che regna tra il 1413 e il 1451, e quello dei Lodi che dominerà tra il 1451 e il 1526. Resta che per tutto questo periodo prevale il frazionamento politico, che vede la condivisione del territorio tra piccoli stati indù a piccoli regni mussulmani.
Al principio del XVI secolo l’Hindustan cade nelle mani di Babur, discendente del condottiero Timujin, ovvero Tamerlano. È Babur, che dopo aver sconfitto tutti i principi indù e mussulmani, fonda l’Impero del Gran Mogol. Ciò non pone fine ai contrasti religiosi tra le varie comunità, ed è in questo periodo che nel Punjab nasce lakhalsa, comunità, dei sikh.
Morto Babur, il suo erede, Humayun, viene spodestato nel 1540 da un capotribù afgano, Sher Shah Sur. Humayun riesce a riconquistare il trono nel 1555, ed è il figlio Akbar che consolida l’impero. I due imperatori successivi, Jahangir e Shah Jahan, consolideranno l’impero mentre Aurangzeb, ultimo grande imperatore Moghul, annette anche il sud.
L’India sotto gli Europei
Contemporaneamente si deve evidenziare come nel 1487 fossero arrivati gli europei. La storia della presenza europea nel subcontinente inizia nel 1489, con la spedizione portoghese, comandata da Vasco de Gama, che sbarca a Calicut, sulle coste del Malabar. Il declino dell’impero spagnolo, di cui il Portogallo fece parte tra il 1580 e il 1640, provoca la fine della potenza coloniale portoghese. L’insediamento europeo, è limitato inizialmente solo alle coste, e avviene con il consenso del sovrano Moghul. Contemporaneamente, la progressiva debolezza dello stato Moghul, favorisce l’ingerenza degli europei nelle vicende della penisola.
A partire dal XVIII secolo inglesi e francesi, già avversari nelle guerre di Successione. Durante quel periodo i francesi controllavano circa un terzo dell’subcontinente indiano, ma l’esito delle due guerre di cui sopra, sfavorevoli alla Francia, e i successi ottenuti in India dagli Inglesi, lasciarono campo libero a questi ultimi. L’artefice dei successi inglesi è Robert Clive, un ufficiale della Compagnia delle Indie, rivelatosi geniale comandante.
Nel 1757, ottiene una vittoria contro il Principe del Bengala, e instaurato un protettorato sull’area, creerà la base della futura espansione inglese nell’area. I successivi governatori facenti capo alla Compagnia delle Indie Orientali, organizzazione che per concessione del governo britannico deteneva il monopolio del commercio asiatico ed esercitava il potere sovrano sui territori conquistati, riusciranno ad imporre il proprio protettorato su moltissimi principi locali. Dal 1773, il Parlamento inglese inizia a controllare la Compagnia; Warren Hastings, nominato governatore nel 1772, diviene nel giro di due anni governatore generale del Bengala, con poteri di sorveglianza sui territori della Compagnia delle Indie.
Nel 1857 la Compagnia controllava gran parte del territorio indiano, e a partire dalla rivoluzione industriale, molti prodotti inglesi iniziano ad essere commerciati nel sub continente a svantaggio dei prodotti locali. Nel frattempo il malcontento si diffondeva nel paese, poiché i nuovi coloni non si integravano, bensì mantenevano fieramente le distanze e la base in un altro paese. Nel 1857, una rivolta iniziata nelle file dei militari si estende presto ai civili.
Nel maggio dello stesso anno i ribelli marciano su Nuova Delhi, e proclamano imperatore Bahadur Shah Zafar. Gli inglesi tuttavia riescono in pochi mesi a riconquistare il controllo su Delhi e le altre regioni insorte. Bahadur viene esiliato a Rangoon (Birmania) e i suoi eredi giustiziati.
L’India dopo l'Indipendenza
Dopo l’indipendenza il governo di Nuova Delhi, incorpora nell’Unione oltre 550 principati rimasti semi-indipendenti durante il periodo di dominazione inglese. Alla fine del 1947 scoppia la prima guerra tra India e Pakistan per l’annessione del Kashmir. La moderazione di Mahatma Gandhi, che voleva evitare che il conflitto si espandesse alle regioni orientali, gli costa la vita. Nello stesso anno è assassinato da un fanatico estremista indù che lo crede a favore dei mussulmani. Il potere viene affidato a un pandit, maestro, Jawahar Lal Nehru, un collaboratore del Mahatma Gandhi, che guiderà l’India per i 16 anni successivi segnando profondamente la storia dell’India. Nehru ha saputo porre le basi di un moderno stato, laico e democratico, un’economia pianificata e una politica impostata sul non-allineamento sancito con la conferenza di Bandung del 1956. Nel 1962 l’invasione da parte della Cina nella regione nord orientale indiana, e la sconfitta delle forze militari indiane impone la necessità di ammodernare l’esercito. Nel 1964 Nehru muore e nel 1965 la storia continua la sua evoluzione portando il paese ad una nuova guerra con il Pakistan. Indira Gandhi la figlia, diviene Primo Ministro nel 1966: continua la politica socialista del padre e nel 1971 una delle riforme più importanti sarà volta a privare i principi indiani di titoli e privilegi. Nello stesso anno si arriva alla formale divisione tra il Pakistan orientale e quello occidentale. L’aiuto indiano al Pakistan orientale porterà alla costituzione delBangladesh. Nel 1975 Indira Gandhi, dichiara lo stato di emergenza sospendendo molte delle libertà civili, impone la censura sulla stampa e fa incarcerare i dissidenti. Nel 1977 il partito del Nuovo Congresso, che fa capo a Indira Gandhi, perde le elezioni, che però ritorna al potere nel 1980. Nel 1984, viene uccisa da una sua guardia del corpo sikh. A Indira succede il figlio, Rajiv Gandhi, assassinato anche lui nel 1991, una storia di assassinii quella della famiglia Gandhi.
Le riforme economiche iniziate durante gli anni ’80 continuano anche dopo l’assassino di Rajiv Gandhi. Dal 1996 l’India è guidata da governi di coalizione con il Partito Nazionalista Indù (BJP) che negli ultimi anni si è rafforzato a scapito dell’Unione del Congresso.
Dopo 10 anni del governo del partito Congress, il popolo Indiano durante le elezioni di Maggio 2014, ha deciso di votare l’Alleanza Nazionale Democratica con il capo del Partito Bharatiya Janata Party – BJP (Partito Popolare Indiano) Bhai Narender Modi.
Il nuovo leader indiano, 63 anni, dal 2001 alla sua elezione alla guida della Repubblica è stato Primo Ministro del Gujarat. Sotto la sua guida, lo stato dell’India nord-occidentale ha conosciuto un sensibile sviluppo economico basato su una politica di sgravi fiscali e di sostegno all’imprenditoria.
All’indomani della sua elezione sono stati in molti a auspicare una riproduzione su scala nazionale del modello di sviluppo promosso a livello locale e le iniziative in questa direzione non si sono fatte attendere.
Modi ha subito lanciato il programma “Make in India”, un programma di sviluppo su larga scala e un vero e proprio manifesto per la rinascita del Paese sul piano economico e industriale che punta a facilitare ed attrarre gli investimenti e più in generale realizzare un processo di modernizzazione del Paese, in grado di affrontare le contraddizioni e i limiti allo sviluppo del business in un Paese che ancora non ha mai espresso appieno il suo potenziale e per gli investitori occidentali ha rappresentato spesso un’incompiuta.
Lo Slogan di Sig. Modi “ T I + T I = TALENTO INDIANO + TECHNOLOGIA INFORMATICA = INDIA DI DOMANI", sotto la sua guida, L'India Sta raggiungendo ai Nuovi Orizzonti !!!