Opera filosofica ricca d’informazioni di carattere documentario sulla civiltà indiana antica.
Si tratta di un'opera messa per iscritto in India in un periodo imprecisato fra il III e il V secolo d.C. Il titolo è stato variamente tradotto e indica comunque insegnamenti riguardo il piacere dell'amore. L'autore viene indicato in Vatsyayana Mallanaga ma di lui non ci resta nessuna notizia attendibile. Certamente egli fu un compilatore che mise insieme varie opere risalenti ad epoche precedenti: nel XIII secolo si aggiunse un celebre commento di Yashodhara.
Fondamentalmente la parola Kamasutra è l’unione di due significati: il Kama, che sostanzialmente è il godimento mediante i 5 sensi, assistiti dallo spirito in unione con l’anima. La parte essenziale di tutto ciò consiste in un contatto speciale fra l’organo del senso e l’oggetto corporeo; la coscienza del piacere che ne deriva si chiama appunto Kama. Sutra invece, letteralmente vuol dire: filo, trama, poema, di conseguenza potremmo tradurre il tutto con il significato di Aforismi sull’amore, ma in senso traslato i Kamasutra sono i maestri, coloro che insegnano l’arte del piacere mediante un libro sacro.
Il fine dichiarato dell'opera è quello di trattare dell'amore che viene posto al terzo posto nella scala dei valori del "trivarga": al primo posto è il rispetto di Dio e della morale e al secondo la cura degli affari. Il Kamasutra vuole portare armonia e felicità nel pieno rispetto della religione, della morale, della vita sociale ed economica, nulla da vedere con amori turbinosi che distruggano le leggi morali e la società.
L’opera si divide in sette parti: la prima è dedicata all’amore inteso come componente del trivarga, segue la trattazione dei modi di tirarre piacere dall’amore, la descrizione dell’amore per le fanciulle, per le donne maritate, per quelle legate ad altri e per le cortigiane. Infine, si parla delle bevande eccitanti e degli afrodisiaci.